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La Pissalandrea

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PIZZA ALL’ANDREA
Per quattro persone
Ricetta della Tradizione, originaria di : Oneglia (IM)  
Ingredienti per la base:
500 grammi di farina “0”
½ cubetto di lievito di birra
250 gr. di acqua
olio extravergine di oliva ligure
2 cucchiaini di sale fino marino (15/20 gr.)
1 goccia di miele
Ingredienti per il condimento:
1 kg. di pomodori  pelati
10 acciughe sotto sale
2 cipolle dolci di media grandezza
2 cucchiai di olive taggiasche in salamoia
origano
olio extravergine  di oliva ligure


Utensili di preparazione e presentazione
una terrina
un cucchiaio di legno
una tazza
una teglia antiaderente di 38 cm. di diametro
o rettangolare 30 x 35 cm.
un tegame
un tagliere
un coltello


Procedimento per la preparazione
Per l'impasto si procede come per la focaccia :
mettere la farina nella terrina, aggiungere il sale fino e mescolare.
Sciogliere, il lievito e il miele (che serve ad attivare il lievito)
nella tazza con l’acqua tiepida, mescolando; versare al centro e impastare.
Lavorare in modo da ottenere un impasto omogeneo, molto morbido, 
leggermente appiccicoso. 


Trasferire l’impasto nella teglia unta precedentemente con 2/3 cucchiai di olio 
e lasciarla lievitare,al riparo dalle correnti, per 45 minuti circa 
(io la metto nel forno a 30° per 30 minuti).
Preparare nel frattempo il condimento: cuocere in abbondante olio extra vergine di oliva
 le cipolle tagliate sottili, quando iniziano ad  appassite, unire i pomodori pelati e spezzettati,
 far cuocere fino a completa evaporazione dell'acqua, regolare di sale.
Dissalare le acciughe, lavarle e asciugarle.
Stendere la pasta aiutandosi con le mani leggermente unte, senza toglierla dalla teglia.
Lasciarla di nuovo lievitare altri 45 minuti (o nel forno a 30° per 30 minuti).
Distribuire la salsa in maniera uniforme, aggiungere le acciughe, 
 le olive e una spolverata di origano; 
cospargere di olio evo e infornare a 250°/300° per circa 20/30 minuti, 
fino a che la pizza non sarà ben dorata.


Note:
Una delle prime pizze moderne,  preparata prima della pizza napoletana,
nacque a Genova nel 1490 e venne chiamata "Pissa d'Andrea"
 si dice in onore dell'ammiraglio genovese Andrea Doria che ne era particolarmente ghiotto. 
Questa focaccia (tipica di Oneglia, paese natale dell'ammiraglio), detta “pissa” 
(ovvero “pezza” in Genovese),  differiva dall'odierna napoletana poiché veniva cotta in un tegame. 
E’ un incrocio tra una pizza e una focaccia, perché la pasta deve essere spessa e non sottile; 
è tuttora diffusissima in tutto il Ponente ligure ed anche oltre gli attuali confini nazionali, 
la ritroviamo infatti nel sud della Francia, ultima propaggine della Repubblica di Genova, 
con il nome di Pissaladière o Pizzalandeira, leggermente più bassa  e croccante. 
La preparazione originaria della pizza prevedeva: focaccia di farina bianca alla Genovese, 
acqua, sale, olio e lievito, ricoperta di un battuto di cipolla, un formaggio molle ligure 
quasi liquefatto ( probabilmente  la Prescinseua)  e di acciughe salate (Macchettu), 
uno dei pesci tipici della tradizione ligure ; 
nei secoli si è  arricchita di nuovi ingredienti a cominciare dal pomodoro
 (dopo che si è imparato ad usarlo conseguentemente alla scoperta dell'America), 
le olive rivierasche e l’origano.
Ne esistono diverse varianti ( tra cui quella in cui utilizzavano solo le teste delle sardine, 
oppure con le sarde fresche, le cipolle fresche, il  basilico, le  olive nere taggiasche, i capperi  ecc.), 
dai nomi diversi più o meno derivanti e storpiati dalla dizione originaria: 
Macchettusa (Apricale), Pissadala (Bordighera), Pissalandrea (Imperia), Pissaladiere (Nizza), 
Piscarada (Pigna), Sardenaire (Sanremo), a pasta cu a pumata...









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Fondente al cioccolato con salsa di frutti rossi

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FONDENTE AL CIOCCOLATO 
CON SALSA DI FRUTTI ROSSI
Per otto persone
Ricetta di Le Cinque Erbe
Ingredienti per il Fondente
20 gr di farina "00"
60 gr di burro
1 uovo intero e 1 tuorlo freschissimi
75 gr di zucchero a velo vanigliato
40 gr di cacao amaro in polvere
85 ml di panna liquida fresca


Ingredienti per la salsa
300 gr di fragole o lamponi
100 gr di zucchero
Utensili di preparazione e presentazione
il frullatore
la frusta
1 coltello
8 stampini in alluminio (tipo Cuky)
1 cucchiaio
1 colino a maglia fitta o setaccio
1 pentolino
8 piatti da dolce


Procedimento per la preparazione
per il Fondente:
Mescolare il burro morbido a temperatura ambiente
con lo zucchero a velo, quindi incorporare le uova, 
la farina e il cacao già mescolati ed infine la panna liquida.
Mettere in stampini di alluminio già imburrati 
e cuocere in forno a 180° per circa 11 minuti. 
per la salsa:
Pulire le fragole o i lamponi, frullarli e filtrare il composto ottenuto, 
passandolo attraverso il colino. 
Nel pentolino sciogliere lo zucchero con due cucchiai d'acqua.
Quando lo sciroppo inizia a bollire, unire il frullato di fragole.
Far bollire, mescolando per cinque minuti e far raffreddare nel frigo. 


Per impiattare:
Colorare il centro di ogni piatto con la salsa di frutti rossi,
 porvi sopra i Fondenti caldi, dopo averli estratti
 con delicatezza dagli stampini.
Spolverare con un po' di cacao
amaro in polvere.


Note:
Il Fondente è un dolce che dev'essere gustato caldo,
quindi vi consiglio di cuocerlo al momento.
E' fondamentale il contrasto tra il calore del Fondente appena sfornato
e la freschezza della salsa di fragole ;)
Le fotografie sono state fatte @Ipssar G. Casini di La Spezia  
e la ricetta è stata realizzata dai ragazzi della classe III D








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Apéritif à la française al The Hub di Milano

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Partenza scoppiettante al The Hub di Milano,
 per Apéritif à la française
giunto al suo decino compleanno. 

APÉRITIF À LA FRANÇAISE è un’iniziativa mondiale organizzata da Sopexa* con l’obiettivo di promuovere i marchi e le aziende agro – alimentari francesi con iniziative caratterizzate da divertimento e convivialità. Eventi, degustazioni nei punti vendita, French Happy Hours nei bar e nei ristoranti sono le attività protagoniste del progetto internazionale e hanno il pregio di mettere l’accento sui prodotti francesi con un’immagine di tendenza, aperta a tutti. La Francia descritta dal punto di vista enogastronomico e del vivere con gusto. 
Quest’anno l’Apéritif à al française propone un’immagine golosa della Francia attraverso la scelta di quattro differenti tematiche: Bohème, At Home, Bistro oppure Club. In Italia si  festeggerà all’insegna del tema Bohème: sapori e profumi si associano al piacere di stare insieme e sono le caratteristiche comuni dei 5 aperitivi in 5 città italiane con la collaborazione di un food blogger per ognuna delle città coinvolte. 
Si parte il 23 settembre a Verona presso la libreria laFeltrinelli di Via Quattro Spade, 2 alle ore 18.30: un buffet preparato dallo chef Angelo Ruatti dell’Hotel Aqualux Hotel & SPA di Bardolino che propone un menù fedele alla sua filosofia, all’insegna della semplicità. Lo chef non è il solo protagonista dell’aperitivo alla francese veronese! Il pubblico che visiterà la libreria all’orario dell’aperitivo potrà ricevere preziosi consigli dalla food blogger Patrizia Belsito (www.fashionfortravel.com) che propone la sua visione dell’Apéritif à la française con la ricetta “Praline di Caprice de Dieux all’aroma di Roquefort”.
L’Apéritif à la française prosegue il 26 settembre a Milano alla libreria laFeltrinelli di Corso Buenos Aires alle ore 18.30. Qui i due food blogger di chefs4passion.com, Paolo Pojano e Giacomo Nunziati, realizzeranno il G4 a base di formaggio Roquefort inserito in un contesto tipicamente italiano.


Il 27 settembre dalle ore 19:00 sarà il turno della libreria LaFeltrinelli di Via Ceccardi 18 a Genova. Durante questa occasione Daniela Vettori del blog www.lecinqueerbe.it, proporrà i suoi amuse – bouche: mini panini francesi in abbinamento a tipici prodotti italiani.
Il 30 settembre dalle ore 19 alle ore 21.30 l’aperitivo alla francese si sposta nella capitale presso l’Hotel Westin  Excelsior di Via Vittorio Veneto, 125. Lo chef dell’Hotel e il food blogger Luca Sessa, perunpugnodicapperi.blogspot.it, si cimenteranno in una rielaborazione di proposte degne di un mix italo – francese.
La quarta tappa dell’Apéritif à la française si tiene a Torino il 15 ottobre dalle ore 19.00 presso l’Hotel Art&Tech di Via Nizza 230. Lo chef verrà affiancato dalla food blogger Ambra Orazi, gattoghiotto.blogspot.it, per proporre delle preparazioni innovative e curiose che stimoleranno l’interesse dei presenti.
Quest’anno i partner francesi food aderenti all’inziativa sono: Délifrance, azienda di prodotti da forno surgelati di ottima qualità  che propone un’ampia gamma di referenze di viennoiserie, pane, pasticceria e snack salati; Bongrain, leader mondiale delle specialità lattiero – casearie e delle paste molli a marchio, partecipa con i marchi Caprice des Dieux e Papillon. Per quanto riguarda i partner beverage sono stati coinvolti: Brasserie Pietra con le specialità Colomba, Bionda e Rossa; il CIVA, il Conseil  Interprofessionnel des Vins d’Alsace con un assaggio di Grandi Bianchi alsaziani.
All’Apéritif à la française in Italia partecipano anche due partner del settore turistico come Atout France che aderisce con entusiasmo all’appuntamento e il Centre Monuments  Nationaux che mira a far innamorare il pubblico italiano delle bellezze d’Oltralpe. 

L’iniziativa ha visto la collaborazione di alcune aziende italiane che hanno contribuito a creare il mix perfetto tra le due culture enogastronomiche, italiana e francese: Tenuta San Massimo,  Loison,  Pasta Mancini, Az. Agr. Prunotto, Le Tamerici. 
Durante questi ultimi nove anni l’iniziativa si è svolta in trenta differenti Paesi e settantacinque città con 2.000 partner partecipanti. Nel 2013 sono stati i 220 marchi che hanno aderito all’iniziativa con un pubblico atteso intorno alle 350.000 persone in totale e dieci le capitali nel mondo coinvolte: Berlino, Copenaghen, Dubai, Hong – Kong, Parigi, Montréal, New York, San Paolo , Tokyo… e naturalmente Milano ;)
Prima tappa a Montréal: 1.200 persone partecipanti all’evento del 31 maggio scorso, si è poi prolungata per tutto il mese di giugno nei bar dei differenti quartieri della città sottoforma di “aperitivi di quartiere”. Si è proseguito con: Tokyo, il 6 giugno dove sono state organizzate delle vere e proprie esperienze di gusto che hanno attirato circa 4.000 persone.
Dubaï ha festeggiato il 10 giugno con una serata BtB: un appuntamento imperdibile per il network degli esportatori francesi. Copenaghen ha celebrato l’Apéritif à la française il 14 e il 15 giugno con l’allestimento di un mercato nelle vie principali della città. San Paolo ha inaugurato il 19 aprile il suo primo aperitivo in Brasile nei bar e nei ristoranti del paese. Berlino ha prolungato il rito dell’aperitivo dal 5 al 12 luglio: l’Apéritif à la française ha stretto per questa memorabile occasione una partnership con le Galeries Lafayette della città e la Settimana della moda che si celebra proprio in questo periodo. E’stato poi il turno di Milano il 19 settembre.  New York il 10 – 13 ottobre: l’Apéritif à la française è protagonsita di Taste of France. Hong – Kong dal 31 ottobre al 3 novembre: 150.000 visitatori e amanti della buona cucina assaporeranno tutto il gusto di questa iniziativa durante il festival  Wine&Dine.
L’evento di chiusura non poteva che essere a Parigi il 7 novembre e si attendono numerosi turisti stranieri all’insegna di una vera Franch World Experience!



Vi aspettiamo il 27 settembre @ la libreria La Feltrinelli 
di Via Ceccardi 18 a Genova dalle ore 19:00. 

 *Creato da Sopexa nel 2004, l’Apéritif à la française trova il sostegno del Ministero dell’Agricoltura, dell’agro - alimentare e delle Politiche forestali.

I miei #AmuseBouche per un Apéritif à la française

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#AmuseBouche per un Apéritif à la française



ricetta di Le Cinque Erbe
Ingredienti
1] Amuse - bouche con pomodorino confit e crema di olive


panini soffici Navette Delifrance
crema di olive taggiasche Sommariva
prescinseua Caseificio Val d'Aveto 
(o formaggio morbido tipo stracchino)
pomodori datterini
zucchero di canna
maggiorana



2] Amuse – bouche con muscoli spezzini (mitili) e crema di basilico


panini soffici Navette Delifrance
 muscoli spezzini o mitili 
basilico ligure
Parmigiano grattugiato 
pinoli
olio evo
sale q.b.

3] Amuse – bouche  con acciuga e salsa al prezzemolo


panini soffici Navette Delifrance
acciughe sotto sale
prezzemolo in mazzi
la mollica di un panino medio
limone non trattato
un uovo sodo
olio evo
sale q.b.
Utensili di preparazione e presentazione
un coltello
un cucchiaio
una coppetta o piccola terrina
una pentola larga e bassa con coperchio
il frullatore
una teglia da forno
un setaccio
uno zester 
carta forno
carta assorbente
Procedimento per la preparazione


1] Amuse - bouche con pomodorino confit e crema di olive
Lavare e tagliare a metà i pomodori datterini nel senso della lunghezza. 
Disporli sulla teglia (foderata precedentemente con la carta forno), 
con la buccia rivolta verso il basso. Spolverare la superficie dei datterini  
con un po’ di zucchero di canna e infornare a 140°/150° per circa due ore, 
finché non saranno appassiti e  caramellati. 
Mescolare in una coppetta la pasta di olive e il formaggio in parti uguali. 
Tagliare in due le Navette, sulla parte inferiore spalmare un cucchiaino di crema di olive, 
appoggiare sopra un pomodorino e sminuzzare qualche fogliolina di maggiorana, 
precedentemente lavata. 
Chiudere il panino con la parte superiore.
2] Amuse – bouche con mitili e pesto delicato
Lavare e asciugare il basilico. Nel frullatore fare una crema con un cucchiaio di pinoli
 e un po’ di olio evo, unire il basilico con un pizzico di sale fino. 
Frullare unendo a filo altro olio, unire il parmigiano, fino a formare una crema,
 assaggiando ogni tanto per evitare che venga troppo saporita.
Lavare e far aprire i mitili mettendoli con po’ di acqua nella pentola coperta, 
estrarli dal guscio, togliere il peduncolo o barbina. 
Tagliare in due le Navette, sulla parte inferiore spalmare un cucchiaino di crema di basilico, 
appoggiare sopra un mitile e una fogliolina di basilico. 
Chiudere il panino con la parte superiore.
3] Amuse – bouche  con acciuga e salsa al prezzemolo
Lavare e dissalare bene le acciughe. Disporle su carta assorbente da cucina.
 Lavare e asciugare il prezzemolo. 
Ridurre a zeste la buccia del limone, precedentemente lavata, evitando la parte bianca.
 Bagnare la mollica del panino con il succo del limone, 
quando sarà ammorbidita strizzarla e passarla al setaccio. 
Frullare il prezzemolo, lavato e ben asciugato (appena prima di usarlo per evitare che abbia 
poi un sapore amaro), unire  l'uovo sodo, la buccia di limone e la mollica di pane passata. 
Aggiungere olio evo fino a coprire tutti gli ingredienti e regolare moderatamente di sale. 
Tagliare in due le Navette, sulla parte inferiore spalmare un cucchiaino di salsa al prezzemolo, appoggiare sopra un’acciuga e un pochino di buccia di limone. 
Chiudere il panino con la parte superiore.
Servire subito gli #AmuseBouche.  





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Storie di cacao a Pitelli

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Storie di cacao a Pitelli
di Gabriella Molli

Leggendo la goduriosa ricetta di Daniela che mi ha fatto sognare (mi accade spesso seguendo il procedimento di un piatto, di pre-gustarlo con la testa a mo’ di sogno, sarà l’età) mi è venuta in mente una ricetta “raccontata” (raccolta a Pitelli) che mi ha stupito molto e mi ha fatto molto pensare.
 Dunque a Pitelli, che è un borgo sulla collina a est del golfo della Spezia, dove ho scoperto ci sono le grotte dei saraceni e la casa saracena, si fa una torta di bietole per San Bartolomeino. 
Una torta sulla linea di certi dolci del tardo Medioevo, che profuma di mistero.
Fra gli ingredienti di questa torta c’è una barretta di cioccolato.
Ecco la ricetta “raccontata”:
Torta per la festa di San Bartolomeino:
Ingredienti: bietole, uvetta, pinoli, amaretti, una barretta di cioccolato.
Sfoglia solo sotto: farina, uovo, sale, un pezzetto di burro


Come si fa:
Bollire le bietole, strizzarle, tritarle rigorosamente con la mezzaluna, aggiungere le uova,
 lo zucchero, l’uvetta già ammorbidita, i pinoli, gli amaretti sbriciolati dentro il mortaio, 
la barretta di cioccolato ridotta in pezzettini con il coltellaccio.
 Porre tutto in una ciotola e con le mani girare dolcemente in modo che gli ingredienti si amalgamino bene. Preparare la sfoglia e metterla nella teglia già imburrata. 
Inserire il ripieno e stenderlo con cura. Girare gli orli della sfoglia con le dita a pizzico.
 Mettere in forno a 180° fino a quando la crosticina è dorata.
Già la presenza di uvetta pinoli mi parla di terre del Mediterraneo, dove queste tradizioni 
sono ben radicate. Amaretti=Mandorle. E anche qui c’è profumo di costumi arabi. 
Ma il cioccolato come è arrivato a far parte della Torta per San Bartolomeino? 
Le origini del cacao in Italia sono post-colombiane. 
Ma perché in questa torta è abbinato alle bietole? 
Una torta similare la si trova a Lucca per la festa di Santa Zita. Anche lì come è arrivata?


Le torte quasi sempre hanno a che fare con la manipolazione della farina e dell’uovo, 
quindi si rapportano ai culti religiosi mediterranei della rinascita
 (o della perpetrazione di fecondità e benessere).
A ben pensare, le bietole (come le barbabietole, e quindi lo zucchero) 
sono venute anch'esse da aree del mare nostrum. 
Molti indizi mi portano a pensare che la torta di San Bartolomeino,
 abbia qualche radice nei dolci di queste aree. 
Resta l’enigma del perché sia stata scelta per festeggiare San Bartolomeino
 in un borgo di origini tardo  medioevali sulla rotta di collegamenti fra la Val di Magra
 e la costa a levante del Golfo della Spezia. 
Forse vi sono stati precedenti manipolazioni  di torte sulla scia di passaggi di “foresti”.
 Vedi i pellegrini (si sa, le cucine camminano sulla bocca degli uomini). 
Ma Pitelli deve essere stata davvero frequentata molto prima anche da qualche saraceno...
ce lo dicono alcuni indizi esplorando i nomi dei luoghi del territorio (casa dei saraceni, per esempio). Qualcuno ha raccontato un dolce di casa sua e le donne hanno cercato di rifarlo?
Nel tempo si sono aggiunti nuovi ingredienti?

Fave di cacao

 Attenzione, sono  sempre stati scelti perchè legati alla ricerca di un apporto benefico 
(l’uvetta è un piccolo seme nell’antichità legato alla fertilità). Così il pinolo. 
Anche il cacao che è venuto dopo il Settecento, dicono porti energia e felicità.
Le donne hanno sempre legato i loro cibi alla richiesta devozionale: 
fammi fare tanti figli, dammi la felicità con mio marito.
 Ecco così che  la torta di San Bartolomeino potrebbe legarsi a tutte queste invocazioni. 
Diventando così marcatore antropologico ed etnografico.    




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Ravioli al timo con la Chef Daniela Bertola

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RAVIOLI AL TIMO
con la Chef Daniela Bertola
Per quattro persone
Ricetta della Tradizione, originaria di: La Spezia
Ingredienti per la sfoglia:
300 gr di farina bianca
2 uova
3 cucchiai circa di acqua tiepida
Ingredienti per il ripieno:
100 gr di carne di manzo
100 gr di carne di vitello
100 gr di carne di maiale
100 gr di bietole lessate e strizzate
2 uova
1 rametto di timo
2 foglie di salvia
1 carota
1 cipolla piccola
1 costola di sedano
1 spicchio di aglio
½ bicchiere di vino bianco
30 gr di Parmigiano grattugiato + q.b. per il condimento
2 cucchiai di olio extravergine di oliva + q.b. per il condimento
20 gr di burro
sale q.b.


Utensili di preparazione e presentazione
un cucchiaio di legno
un tegame con coperchio
un coltello
un tritacarne
un tagliere
una terrina
la spianatoia
il matterello
(la macchina per tirare la sfoglia)
la rotella per ravioli
una casseruola grande
un piatto da portata

Daniela Bertola

Procedimento per la preparazione
Per la sfoglia:


Sulla spianatoia setacciare la farina; aggiungere le uova e l’acqua tiepida nel centro. Amalgamare e lavorare bene l’impasto e farlo riposare circa 30 minuti coperto.
Per il ripieno:


Pulire e tritare grossolanamente carota, cipolla, sedano e salvia.
Mettere questi odori a rosolare in un tegame con olio, burro e un pizzico di sale, 
per 10 minuti a fuoco dolce.
Unire le carni tagliate in piccoli pezzi e cuocere per 5 minuti.
Bagnare con vino bianco e continuare la cottura per altri 30 minuti.
Unire le bietole, tagliate grossolanamente, le foglioline del timo e continuare la cottura, 
finché il ripieno non si sarà asciugato.


 Lasciar raffreddare e tagliare tutto finemente al coltello o al tritacarne. 
Trasferire il ripieno nella terrina, aggiungere le uova e il Parmigiano. 
Amalgamare bene.Tirare la pasta con il matterello, ricavandone due sfoglie; 
su di una distribuire il ripieno a mucchietti ben allineati; con l’altra ricoprire la prima; 
con le mani premere e far aderire bene i bordi delle due sfoglie 
evitando che rimanga all'interno dell’aria; separare i ravioli, tagliando il bordo con la rotella.
Cuocere i ravioli nella casseruola, con abbondante acqua e sale;
 condire con olio extravergine di oliva e Parmigiano o un sugo di pomodoro.






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La Pizza Ligure

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PIZZA LIGURE
Per quattro persone
Ricetta di Le Cinque Erbe  
Ricetta Vegetariana
Ingredienti per la base:
500 grammi di farina “0”
½ cubetto di lievito di birra
250 gr. di acqua
olio extravergine di oliva ligure
2 cucchiaini di sale fino marino (15/20 gr.)
1 goccia di miele
Ingredienti per il condimento:
100 gr di pesto genovese
100 gr di prescinseua (formaggio ligure)  
oppure mescolate 2/3 stracchino e 1/3  ricotta
100 gr fagiolini lessati al dente
100 gr di mozzarella fiordilatte
2 cucchiai di pinoli
olio extravergine  di oliva ligure


Utensili di preparazione e presentazione
una terrina
un cucchiaio di legno
una tazza
una teglia antiaderente di 38 cm. di diametro
o rettangolare 30 x 35 cm.
un tagliere
un coltello


Procedimento per la preparazione
Per l'impasto si procede come per la focaccia:
mettere la farina nella terrina, aggiungere il sale fino e mescolare.
Sciogliere, il lievito e il miele (che serve ad attivare il lievito)
nella tazza con l’acqua tiepida, mescolando; versare al centro e impastare.
Lavorare in modo da ottenere un impasto omogeneo, 
molto morbido, leggermente appiccicoso. 
Trasferire l’impasto nella teglia unta precedentemente con 2/3 cucchiai di olio
 e lasciarla lievitare, al riparo dalle correnti, per 45 minuti circa 
(io la metto nel forno a 30° per 30 minuti).
Stendere la pasta aiutandosi con le mani, leggermente unte, senza toglierla dalla teglia.
Lasciarla di nuovo lievitare altri 45 minuti (o nel forno a 30° per 30 minuti).
Distribuire sull'impasto tutti gli ingredienti; 
cospargere moderatamente di olio evo e infornare a 250°/300° per circa 20/30 minuti, 
fino a che la pizza non sarà leggermente dorata.





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Foglie di Salvia Fritte

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FOGLIE DI SALVIA FRITTE
Per quattro/sei  persone
Ricetta Vegana
Ricetta Vegetariana
Ingredienti:
20 foglie di salvia grandi
150 gr di farina
1 e ½  bicchiere circa di acqua fredda
½ cucchiaino di bicarbonato di sodio
olio extravergine di oliva
sale q.b.


Utensili di preparazione e presentazione
una terrina
una frusta
una padella a bordo alto per friggere
una pinza da cucina
carta paglia / carta assorbente
piatto da portata


Procedimento per la preparazione

Lavare ed asciugare le foglie di salvia. Con la frusta, nella terrina,
 preparate una morbidissima pastella con farina, acqua e il bicarbonato. 
Far scaldare l’olio nella padella
 (attenzione a non far salire troppo la temperatura). 
Passare le foglie nella pastella e poi nell'olio bollente. 
Girare le foglie  per cuocerle da entrambi i lati 
finché non diventano leggermente dorate e croccanti; 
passare sulla carta paglia o assorbente per far colare l’olio in eccesso. 
Spolverare di sale e servire.






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Dolce soffice alle castagne e ricotta

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DOLCE SOFFICE ALLE CASTAGNE 
E  RICOTTA 
Per sei persone
Ricetta  di Le Cinque Erbe
Ricetta Vegetariana
Ingredienti
220 gr di farina “0”
80 gr di farina di castagne
230 gr di zucchero di canna
3 uova freschissime
130 gr di ricotta fresca e morbida
30 gr di uvetta
50 gr di pinoli nazionali
140 gr di olio extravergine di oliva ligure
(io ho usato  Olio Sommariva biologico )
1 bustina di lievito per dolci
un cucchiaio di semini di finocchietto selvatico
Per la crema di ricotta
250 gr di ricotta fresca e morbida
zucchero a velo q.b.
Utensili di preparazione e presentazione
una frusta
una terrina capiente
un cucchiaio di legno
un padellino antiaderente
una tortiera rotonda (diam. 30 cm circa)
carta forno
un piccolo coppapasta
sei piatti


Procedimento per la preparazione
Scaldare il forno a 170°. Mettere a bagno l’uvetta in acqua tiepida. 
Tostare per qualche istante i pinoli nel padellino antiaderente e far raffreddare.
 Riunire nella terrina le uova e lo zucchero e sbattere bene con la frusta, 
finché non diventano un composto chiaro e spumoso; unire la ricotta e mescolando bene, 
aggiungere la farina setacciata con il lievito (alternandola con l’olio evo). 
Sgocciolare l’uvetta ammorbidita, unirla ai pinoli, spolverare con un cucchiaino di farina e unire all'impasto  mescolare bene utilizzando il cucchiaio di legno,
 fino a ricavare un composto ben amalgamato ed omogeneo.


Imburrare ed infarinare leggermente la tortiera
 (o foderarla con la carta forno) e versarvi l’impasto.
Infornare per 40 minuti circa. 
Lavorare a crema la ricotta rimasta, con la frusta,
 unendo un cucchiaio di zucchero a velo.
Far raffreddare e con il coppapasta ottenere delle piccole torte. 
Impiattare su uno strato di crema di ricotta e spolverare di zucchero al velo.









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Tagliata di Ricciola con la sua Marinata

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TAGLIATA DI RICCIOLA
CON LA SUA MARINATA
Per quattro persone
Ricetta di Le Cinque Erbe
Senza Glutine
Ingredienti:
un trancio di ricciola freschissimo
 pulito di circa 500 gr
(in alternativa vanno bene anche il salmone, il tonno ecc.)
un rametto di rosmarino
un piccolo mazzetto di maggiorana
un piccolo mazzetto di salvia
1 spicchio di aglio pulito
sale grosso marino
olio extravergine di oliva 



Utensili di preparazione e presentazione
un coltello
un tagliere
una ciotola in acciaio da cucina
un piccolo tegame
una piastra liscia in ghisa
una spatola
quattro piatti piani


Procedimento per la preparazione
Sciacquare e asciugare il trancio di pesce. 
Preparare la marinata: versare nella ciotola due bicchieri di olio extravergine di oliva,
 unire le erbe tritate (precedentemente pulite e private della parte legnosa)
 e l’aglio tagliato a pezzetti; lasciar riposare il trancio di ricciola 
in questo olio aromatizzato per almeno un’ora, girandolo ogni tanto.
Scaldare la piastra fin quando non sarà rovente. 
Cuocere il trancio di pesce sgocciolato 3 minuti circa per lato,
 in modo che esternamente sia dorato ma internamente ancora rosa e tenero; 
trasferirlo sul tagliere e tagliarlo in 8 fette dello stesso spessore. 
Condire la tagliata con l’olio della marinata, 
fatto scaldare per qualche minuto nel tegame
 e sale marino macinato al momento.









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Una grande festa con il sorriso per i De Lisi

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Una grande festa con il sorriso per i De Lisi
di Gabriella Molli
foto di Daniela Vettori 
e Roberta Della Rosa

1973-2013. Il ristorante La Nuova Spezia di viale Amendola 
ha festeggiato quarant'anni di apertura.
E lo ha fatto con spirito “napoletano”: ovvero con musica dal vivo, 
un presentatore e quell'atmosfera da evento speciale carico di sorriso, 
che connota tante feste di famiglia del Sud Italia. 
Ovviamente la grande famiglia De Lisi ha voluto fissare in modo culturale la storia di questi quarant'anni  con la pubblicazione di un libro intitolato
 “La Cucina dei De Lisi. Sapori, aromi, profumi del Mediterraneo nelle ricette del ristorante”, 
curato da Gabriella Molli e Armando Baldassari
(studiosi ambedue del rapporto cibo-vino. Io sono anche giornalista). 
Nel libro una chiusura importante a cura del prof. Enrico Calzolari 
(storico del territorio spezzino e ricercatore). 

Angelo e Lucia De Lisi

La presenza del “grande capo” Angelo De Lisi (a lui si deve l’iniziativa dell’apertura nel 1973) 
e della moglie Lucia ha commosso un po’ tutti.
 Non si vede spesso una famiglia che ha tanti seguaci nel campo della ristorazione
 e della convivialità, come quella dei De Lisi. <<Grande esempio per tutti noi papà Angelo>> 
diceva a tutti gli invitati il l’attuale figlio-chef Gianni, 
che con i suoi piatti è oggi il protagonista della Nuova Spezia 2013. 
Piatti fra Cilento e Golfo dei Poeti, i suoi, molto apprezzati da chi ama il mare, 
mediato sul fornello dagli aromi, primi fra tutti il peperoncino,
 o l’origano con l’impronta “tuttosole” della costa napoletano-amalfitana. 
Un bell'omaggio è stato fatto anche a mamma Lucia, <<abituata a far cucina fin da piccola>> 
ha sottolineato il presentatore. E ha aggiunto: che ha portato in tavola con la creatività delle sue composizioni e dei suoi abbinamenti, soprattutto il suo sorriso”.
 E alla festa rumorosa e felice, timida e gentile, mamma Lucia piangeva a tratti 
commuoveva tutti coloro che le stavano attorno. 

Il prof. Enrico Calzolari e lo chef Gianni De Lisi 
Per delineare le linee dello chef Gianni, il presentatore ha letto dal libro di Molli e Baldassari: 
“La sua cucina può essere definita di scambio perché cattura con fantasia creativa
 sapori e profumi con occhio molto attento alla tradizione”. 
Su questa linea Gabriella Molli, a nome anche del professor Armando Baldassari, 
ha tracciato brevemente il profilo dello chef Gianni 
(Baldassari e Calzolari sono stati docenti presso l’Istituto Alberghiero Casini 
e lo hanno avuto come allievo). Nel libro infatti delineano il profilo di un Gianni De Lisi
 pieno di buona volontà e con una grande voglia di apprendere. 

Lo chef Gianni De Lisi

Ma lui, il protagonista, non ha voluto parlare assolutamente di sé  ha firmato tanti libri 
ed è stato fasciato di tanto affetto da parte del folto pubblico presente alla bella festa. 
Il professor Calzolari ha evidenziato prima brevemente la storia dell’istituto Casini 
partita da Lerici (lui è stato il primo fondatore e preside).
 E poi ha aggiunto un tocco culturale sulla storia del cibo del nostro territorio, 
facendo emergere anche la figura della “losanga” delle nostre lasagnette, 
che senza dubbio, ha sottolineato, nasce dalla cultura dei Liguri Apuani. 
Il segno della festa dei quarant'anni dei De Lisi? 
Un mazzolino di peperoncini rossi, portato allo chef Gianni da una giovane donna. 
Solare e colorito come è lui. 

La giornalista Gabriella Molli






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Crespelle croccanti alla Ricotta e Pesto

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CRESPELLE CROCCANTI ALLA RICOTTA E PESTO
con lo chef Giovanni Maggi
Per quattro persone
Ricetta de La Scuola della Cucina Italiana :
Ricetta Vegetariana
Ingredienti per circa 12 crespelle:
200 gr di farina 0
4 uova
½ litro di latte intero
50 gr di olio extravergine di oliva Fratelli Carli 
1 pizzico di sale


Ingredienti per il ripieno:
300 gr di ricotta
1 patata bollita
1 uovo
Uno spicchio d’aglio
20 gr di pecorino
100 gr di erbette o bietoline lessate e strizzate
150 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
80 ml di olio evo Carli
30 gr di basilico pulito
10 gr di pinoli tostati
pepe nero a mulinello (se gradito)
Sale qb
Utensili di preparazione e presentazione
Una ciotola dai bordi alti
Un setaccio
Una frusta
Uno schiacciapatate
Un cucchiaio di legno
Un coltello
Un mestolo
La mezzaluna
Un cucchiaio
Una paletta
Una padella antiaderente
Un piatto
Un frullatore o Minipimer
Una pirofila da forno

Lo chef Giovanni Maggi

Procedimento per la preparazione delle crespelle
Porre in una ciotola dai bordi alti la farina preventivamente setacciata, 1 pizzico di sale; 
aggiungere lentamente ½ litro di latte, lavorando il composto fino a che sarà liscio, 
vellutato e senza grumi.
In una terrina a parte sbattete con una forchetta le uova affinché si amalgamino, 
poi aggiungetele alla pastella e continuate a mescolare aggiungete l’olio evo, 
coprite la pastella e lasciatela riposare per almeno mezz'ora in frigo.
Scaldare sul fuoco una padella antiaderente per crepes, ungetela appena con poco olio evo 
e quando sarà ben calda versatevi un mestolino di pastella necessaria a coprire il fondo, 
poi inclinare e ruotare, cercando di distribuirla su tutta la superficie
 (in alternativa potete spalmare la pastella con il dorso di un cucchiaio). 
Lasciate cuocere per un minuto circa, staccando delicatamente i bordi con la paletta, 
non appena sarà dorata, giratela dall'altra parte e attendete che a sua volta assuma lo stesso colore.
Togliere la crepe dalla padella facendola scivolare su di un piatto 
e continuate così anche per le restanti crepes, 
adagiandole una sull’altra a mano a mano che saranno pronte.


Procedimento per la preparazione del ripieno
Mescolare la ricotta con 80 gr di Parmigiano e l’uovo; 
sbucciare e schiacciare la patata ancora tiepida, tritare le bietoline e mescolare il tutto. 
Regolare di sale. Preparare il pesto: 
frullare in un contenitore ben freddo l’aglio con i pinoli e un terzo dell’olio per pochi secondi;
 unire le foglie di basilico, un pizzico di sale e l’olio rimasto; frullare ancora per 30 secondi. 
Completare con il pecorino e 20 gr di Parmigiano.


Procedimento finale
Spalmare ogni crespella con un po’ del composto di ricotta, condita con il pesto. 
Arrotolare o piegare le crepes e disporle nella pirofila.
 Spolverare di Parmigiano e condire con un filo di olio extravergine di oliva; 
cuocere in forno per 6 minuti circa a 200° sino a renderle croccanti.











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Il Merano Wine Festival comincia nel Castel Fragsburg

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Il Merano Wine Festival 2013
comincia nel Castel Fragsburg
Il  Merano Wine Festival  comincia con una cena al castello, sì avete capito bene 
CENA AL CASTELLO, più precisamente il Castel Fragsburg ,  
il più piccolo albergo di lusso delle Dolomiti,  situato sopra la città di Merano 
e costruito nel 1620 come castello di caccia per nobili. 



Dal 1955 la famiglia Ortner  lo ha reso un albergo 4 Stelle Superior,  
fa parte dell’Associazione Relais & Châteaux 
 ed è considerato uno dei più begli alberghi e ristoranti del mondo. 
L’ambiente è caldo e accogliente, estremamente raffinato.  
La serata gourmet è stata per me un’esperienza unica e irripetibile 
anche perché in favore de Il Rigoletto ,
 il ristorante dello chef pluristellato Giovanni d’Amato, di Reggiolo, 
 lesionata dal terremoto dell’Emilia nel maggio 2012. 
 Grazie alla Relais & Châteaux, Giovanni sta girando l’Italia con il suo “Rigoletto Itinerante
 e  affianca, di volta in volta, gli chef residenti dei più prestigiosi Relais & Châteaux d’Italia,
 per preparare cene a quattro mani. E così nasce il menù/creazione
 con il giovane Chef  stellato Luis Haller, che combina i prodotti altoatesini 
con la  cucina emiliana di Gianni, ricca di sapori.

Roberto Saletta e Alberto Medici

A coronare il tutto i vini delle Aziende Cantina Medici Ermete  
[tre bicchieri del Gambero Rosso, l'Organizzazione di Merano Wine Festival 
ha selezionato per l'edizione del 2013 il Lambrusco Reggiano DOC secco Concerto
 e il Grasparossa Colli Scandiano e Canossa DOC Bocciolo]


 e Cleto Chiarli  [Cinque Grappoli di Ais Bibenda a Vecchia Modena Premium, 
 "la bottiglia" di Slow Wine,  massimo riconoscimento per le aziende
 e i tre bicchieri del Gambero Rosso al lambrusco del Fondatore], 
le eccellenze del Sorbara, i migliori Lambruschi che io abbia mai degustato. 


Carlo Vischi ed Helmut Kocher

Ho il piacere di conoscere Helmuth Kocher, Presidente e Fondatore del Merano Wine Festival 
 e  Alexander Ortner , proprietario del Castel Fragsburg.  
Dopo un brindisi di benvenuto con Carlo Vischi e gli altri blogger,
ci accomodiamo ed ecco che inizia la magia: 
piccoli  amuse bouche ci deliziano fino all'arrivo della



 Pralina di patate con pane del contadino profumato al tartufo di  Luis Haller [delicatissimo]



A seguire:  Gnocco con mortadella al pistacchio, cubo di bollito 
con agrodolce di verdure di Giovanni D'Amato



Salmone affumicato, carbonara, spinaci di  Luis Haller [poesia!]



Millefoglie di cotechino con crema morbida di patate e balsamico [divino] di Giovanni D'Amato.
[A questo punto sul mio telefono e sui vari social cominciano commenti e domande: 
il primo Rigoletto di Gianni D'Amato, nacque nella vicina Aulla,
 amici e conoscenti lo ricordano con stima e affetto; 
mi chiedono se è proprio lui, come sta, quando riaprirà il suo locale danneggiato, 
qualcuno si commuove...  ]



 Farina di carruba, formaggio del monastero, cipolla brasata [...!!!] Luis Haller



 Una lasagna come un tortello di Giovanni D'Amato



 Cervo, birra scura, zucca, ricotta di Luis Haller.
 Si chiudono  con la dolcezza, le creazioni di questi Chef sorprendenti: 



Luis Haller: tartufo, riso, oro e  Giovanni D'Amato: autunno: cachi, castagne, nocciole e uva.
Dopo il caffè,  preceduto da golosi sweet toys,  


Cubo dolce basilico e sale nero e ...non ci crederete,
nel tubetto c'è lo strudel! [crema di mele alla cannella]

  ci attardiamo sulla veranda, dove si gode un´eccezionale veduta sulla Valle dell’Adige
 e sulle luci di Merano, che mi ricordano una grande stella marina…  
Grazie al Castel Fragsburg per la meravigliosa serata.


 Luis Haller, Giovanni D'Amato e Carlo Vischi






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Strudel di pasta friabile all'Olio extravergine di oliva e Pere Caramellate

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STRUDEL DI PASTA FRIABILE ALL'OLIO
EXTRAVERGINE di OLIVA e PERE CARAMELLATE
con lo chef Giovanni Maggi

Per quattro persone
Ricetta Vegetariana
Ingredienti
Per la pasta:
200 gr di farina 0
40 ml di olio extravergine di oliva Fratelli Carli 
Un uovo freschissimo (prima il tuorlo, poi l’albume)
3 cucchiai di acqua fredda
Un cucchiaio di zucchero
Un pizzico di sale
Un pizzico di cannella


Per il ripieno:
4 pere Williams rosse non troppo mature
Olio extravergine di oliva ligure (o delicato)
2 cucchiai di zucchero di canna
La buccia di un limone non trattato
Semi di una bacca di vaniglia
2 cucchiai di uvetta
Un bicchierino di grappa
Un cucchiaio di pinoli
40 gr di biscotti sbriciolati
½ cucchiaino di cannella
Zucchero a velo


Utensili di preparazione e presentazione
Una terrina
La pellicola per alimenti
Un coltello
Una padella antiaderente
Un cucchiaio di legno
Il matterello
Una tazza
Una teglia rettangolare
Carta forno

Lo Chef Giovanni Maggi

Procedimento per la preparazione
Nella terrina impastare rapidamente tutti gli ingredienti della pasta,
 avvolgere nella pellicola e conservare per 30 minuti a temperatura ambiente. 
Mettere l’uvetta nella tazza e bagnare con la grappa. 
Pulire e tagliare a dadini le pere; cuocerle rapidamente a fuoco vivo, 
nella padella con un filo di olio evo e lo zucchero, caramellandole leggermente.
 Flambare con la grappa e completare con l’uvetta, i pinoli (fatti leggermente tostare in precedenza). Profumare con la buccia grattugiata del limone, i semi di vaniglia e la cannella. Raffreddare. 
Stendere la pasta, formando un rettangolo e spolverare con i biscotti sbriciolati; 
adagiare le pere e arrotolare delicatamente, chiudendo bene i lati. 
Adagiare lo strudel nella teglia foderata con carta forno 
e cuocere a 180/200° per circa 20 minuti. 
Spolverare con lo zucchero a velo.










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Merano WineFestival 2013

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Merano WineFestival 2013 

 A Merano si respira aria di festa, quel clima elettrizzante
 che percepisci alla vigilia di un giorno speciale.  
Il Merano WineFestival  è stato una meravigliosa sorpresa! 

Merano WineFestival 2013

 Festeggia splendidamente 22 anni ed è uno degli eventi più esclusivi del mondo del vino, 
nazionale ed internazionale. Ideato e voluto dal Presidente e Fondatore Helmuth Köcher
è la prima manifestazione in Italia ad offrire al pubblico solo produttori vitivinicoli selezionati 
sulla base dell’alto livello dei loro prodotti (il lavoro intenso di 9 commissioni d'assaggio 
ha portato, su campionature ricevute da oltre 750 produttori, all'ammissione solamente per 300 aziende provenienti da tutte le regioni d’Italia. A queste, si aggiungono 30 “New Entry“).
Una vetrina importante per i produttori,
per gli operatori italiani e stranieri e per i consumatori.

Il  Kurhaus 

[Il tema di quest'anno "I dialoghi": 8 esperti chiamati per sviluppare 
le tematiche più importanti in questo momento,
 e rispondere a otto domande elaborate in un Manifesto,
 consegnato all'On. Paolo De Castro
Parlamentare europeo, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale].
Si entra nel maestoso Kurhaus 
(elegante palazzina liberty del 1914  nel pieno centro della città)
 sede e location di tutti gli eventi del Festival, per andare a bio&dynamica,
 che celebra l’eccellenza del vino biologico, biodinamico e naturale. 

bio&dynamica


Si gira con il calice per conoscere realtà vitivinicole in ascesa,
assaggiare, degustare, confrontare;
 i vignaioli presenti quest’anno che praticano viticultura biologica, biodinamica e/o naturale 
sono ben 60 e sono destinati ad aumentare, perché c’è sempre più attenzione e interesse 
a chi fa viticultura sostenibile e rispettosa del territorio,
in armonia con la natura.


Facciamo un sopralluogo nella Gourmet Arena
l’area dedicata alla gastronomia, allestita in un tendone accessibile direttamente dal Kurhaus
 e parallelo alla passeggiata lungo il fiume: nella prima parte la grande sezione Culinaria ,



Sommariva Tradizione Agricola 

Caseificio Marovelli 

 con le eccellenze e l'alta qualità dell'artigianato agroalimentare locale, italiano e straniero,
 aromi e sapori delle prelibatezze più particolari.

MALANDRONE 1477 


degustazione di focaccia calda al rosmarino a tutte le ore

Arca by Inoxpiù

Nella parte finale la nuova frontiera della cucina, l'Arca by Inoxpiù
(una cucina mobile, un prototipo unico al mondo
 in grado di sostare in piena autonomia in ogni luogo, uno show room itinerante) 
dove, nella parte antistante, presenteremo la Merano Chef Challenge
sfida a colpi di show-cooking tra 12 Chef di altissimo livello,




 alternata da momenti di degustazione di prodotti esclusivi, 
di aziende presenti a Culinaria.



La sera si celebra l’inaugurazione del Merano WineFestival 2013
con l’Opening Gala Dinner


#MWF 2013 Opening Gala Dinner 

 curato dagli  Chef:  


Alfonso Caputo**, ristorante Taverna del Capitano, Massa Lubrense (NA) 
per antipasto e primo piatto 
Matteo Sangiovanni, ristorante Tre Olivi del Savoy Beach Hotel, Paestum (SA) 
per secondo e dessert.
Alla cena 532 persone del mondo dell'enogastronomia italiana ed internazionale.

Matteo Sangiovanni, Daniela Vettori, Carlo Vischi, Alfonso Caputo


E siamo solo al secondo giorno… Non avrei mai immaginato che si potesse organizzare
 una manifestazione così grande e complessa in modo impeccabile, 
mantenendo un’atmosfera calda e familiare. 







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La poesia di un olio sotto il cielo di Sarzana

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La poesia di un olio sotto il cielo di Sarzana
 di Gabriella Molli
Tutto ciò che passa sotto un filo d’olio di Lucio diventa poesia del palato. 
Ma chi è Lucio?

Antonio Luciani

Perché parlo del suo olio? Dove nasce?


L’ho conosciuto tanti anni fa, Lucio, quando faceva il vigile a Lerici. 
Poi l’ho perduto di vista. Recentemente conosco Daniela Vettori, ed ecco che Lucio ricompare 
sulla mia via. Comincio a esplorare: cosa fa, dove vive. 
Dapprima mi accorgo che sa un mucchio di cose sulla storia di Sarzana, ma non solo; 
poi scopro che vive in un vecchio mulino e piano piano
 ri-compongo il quadro attuale della sua vita.



Frequenta gli incontri sulle usanze gastronomiche antiche:
è attento, interviene con osservazioni acute. 
Ma io sono veramente stupita della sua competenza sui lavori della campagna, 
sulle sue osservazioni sulla vigna e sull'oliveto. Già, l’oliveto.
 E quando, poco prima di Natale mi regala una bottiglia del suo olio,
 mi si apre una fetta di cielo.


Non ho frequentato corsi per degustatori di olio, 
ma le mie papille abituate a una cucina verde e bianca, 
mi offrono sensazioni collegate con un “mi piace” o “non mi piace” che va oltre la percezione. 
Ebbene, nel caso di una fetta di pane e olio (l’olio di Lucio) 
ho ritrovato profumi e sentori che mi hanno stupita. 
Erba, fresche tonalità di erbe aromatiche, profumo di foglie d’oliva 
e quella fetta di cielo che ti fa dire “che buono”. 
Così è stato il mio primo incontro con l’olio di Lucio.



La zona in cui è ubicato l’oliveto di Lucio è in pieno sole 
e appena si sentono le sferzate del salmastro.
 Le cure di Lucio sono quelle di un padre per un figlio da allevare. 
Costruisce un giardino-oliveto, producendo quell'olio in cui c’è un po’ della sua anima.


Note
Sull’olivicoltura sulle colline sarzanesi
 Dal libro di Giorgio Masetti (Agorà Edizioni, 2000): 
“Antologia etimologica del dialetto sarzanese (come si viveva)”.
 Di notevole importanza la olivicoltura nel territorio sarzanese fin dai tempi remoti, specialmente nelle zone collinari. Per la raccolta delle olive rimangono immutate le azioni della sabatidura(bacchiatura) e del derapare (scorrere con la mano semichiusa lungo i rami fruttiferi facendo cadere le olive). Ma completamente mutato è il modo di raccogliere le olive cadute o fatte cadere dalla pianta, per portarle al tòrciu: da qualche anno le olive si prendono rapidamente e senza fatica dalle reti a maglie fitte che si tengono stese sotto la chioma degli olivi; e non si ha più la visione (oggi sarebbe patetica!) di più donne (o anche di uomini) stanti ncuciòn (coccoloni) o nzenuciòn (ginocchioni9 a raccogliere le olive a una a una per metterle nelle ceste. L’olio per il consumo familiare era conservato di norma ne còpi (coppi per l’olio) oppure in pile di marmo.

 Tutta la Vallata della Magra ha antiche tradizioni di cultura olearia, 
che viene ben evidenziata nei disegni e nelle planimetrie del Vinzoni. 
Ma è dal filo d’olio sui “mangiari” antichi che il racconto delle ricette si fa “storia”.
 Ecco alcuni mangiari che vengono da "lontano":
 
pane e olio

olive in salamoia

mes-ciua o mesciua

scherpada

focaccia


testaroli al pesto






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Tellaro, tredici torte dolci da manuale

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Tellaro, tredici torte dolci da manuale
di Gabriella Molli

Tellaro, sabato 7 dicembre 2013. Dolce Natale con una torta.
 Le donne del borgo fra i cento più belli d’Italia hanno ripetuto una gara di torte già avviata nel 2012. 
 La gara di quest’anno si è svolta sul grande terrazzo delle Ondine, alle 11 del mattino. 
Sabina Norci, Antonietta Itri, Vilma Zanello, Mariangela Lazzoni, Grazia Robino, 
Jelma Piccioli, Maura Novelli, Daniela Battistelli, Cristina Tincani, Marianna Colombini, 
Anna Vivani, Luisa Lori, Rosanna Mattera. 



Tredici donne, tredici torte, ognuna con la propria personalità. 
La giuria formata, da Daniela Vettori (che cura questo blog), Franco Lanata “Biscotto”
 (un nume dei panini del Solaro) e da chi scrive 
(ovvero Gabriella Molli, giornalista nelle funzioni di presidente) 
ha avuto un bel daffare. Quasi impossibile arrivare a premiare quella che rispondesse
 più delle altre ai parametri-criteri che la giuria ha scelto (presentazione e gusto).


 Così ha aggiunto, da subito, il parametro di valutazione dell’abilità manuale: 
premiare chi ha lavorato di più. Ma non è stato davvero facile scegliere, 
ha commentato il Biscotto, a lavori terminati. Ma era doveroso dichiarare una torta vincitrice
 e dopo un giro finale di ulteriori commenti ecco che emerge la numero tredici. 
Molto bello anche il suo nome: “torta del re”. Era risultata dapprima a pari merito con la sei
 (canestrello di Natale), poi nella selezione successiva, per l’aggiunta del parametro “particolarità”, 
si è aggiudicata un punto in più, realizzandone in totale 19. 


Che cosa ha fatto primeggiare questa torta deliziosa e tanto bella nel suo abito bianco di glassa?
 La dedica con due richiami-omaggio in azzurrino su campo bianco. 
Era infatti dedicata alle due grandi associazioni che vestono il Natale di Tellaro (e non solo) organizzando tante iniziative felici, apprezzate e molto frequentate per la genialità e la completa interazione con l’ambiente. Non ultima la mostra dei presepi nella dolce chiesa “del polpo”.
Due associazioni (Unione Sportiva e Borgata Marinara) dove le donne contano. 


Occorre qui ricordare che questa integrazione donna-uomo a Tellaro 
è stata sempre uno dei caratteri di condivisione dei riti e del tessuto di vita del borgo, 
dove si respira una piacevole atmosfera che ha incantato il mondo: sì, del mondo. 
Questo perché Tellaro è stato scelto in questi giorni dalla CNN 
come uno dei più bei villaggi del mondo. Che sono soltanto sei. 


 Un orgoglio che i tellaresi meritano per tutto l’impegno che mostrano nel curare 
(e conservare) ogni piccolo particolare storico del loro borgo 
e nel trasmettere questo amore ai giovani.
Fra le donne presenti alla premiazione, Maura Novelli (ha introdotto)
 e Rosanna Mattera, autrice di una delle delizie natalizie, i
n forma di piccoli pani dolci dell’isola del Giglio. 


Di cui ha raccontato la storia. La sua famiglia, approdata a Portovenere, 
ha infatti radici proprio nell’isola del Giglio e il “panficato” porta già nel nome 
la mediterraneità dei fichi secchi. Somiglia ai pani dell’entroterra celebre toscano,
 ma qui c’è anche anche l’aroma del vino nato dai vitigni dell’isola, con l’aggiunta dei  semi 
della fertilità. Un piccolo premio speciale è andato al “canestrello di Natale”. 
Questo dolce nel passato veniva realizzato mettendo una tazza rovesciata
 al centro dell’impasto, per creare il “buco”. Si fa presto a dire che il canestrello
 è una specie di ciambella. Ma perché è fatto proprio così? 


Per la sua storia bisogna navigare nel Mediterraneo. Già lo troviamo in Corsica:
 il “canestrelu”. A Carloforte in Sardegna, dove  sono approdati i tabarkini. 
E si arriva a certi dolci greci di forma analoga. Se si è mantenuta la forma,
 vuol dire che c’è un collegamento con le antiche religioni mediterranee della dea madre. 
Dunque il canestrello è una forma che parla di identità religiose antiche e di riti propiziatori.  


          

La vincitrice della gara con la "torta del re"


Maura Novelli





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Ma cos'è questo BTO??

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Ma si può sapere cos'è questo BTO ???



Me lo hanno chiesto in molti e me lo domandavo anch'io due anni fa, 
lo vedevo comparire su Twitter e pensavo: 
roba da addetti ai lavori, esperti di web, cose fredde, virtuali e tecnologiche!!!





Poi la mia amica Paola Faravelli mi fa vedere il video che lei e Nicola avevano girato al BTO2012, conoscoRoberta Milano e capisco che è tutta un’altra storia: BTO siamo noi,
 BTO #ITisYOU, #ITisME !
Sono anche io che ho aperto un blog chiamandolo Le Cinque Erbe[pensando alle Cinque Terre] 

il mio #SouvenirdItalie

 per raccontare ricette e luoghi di Liguria, per far capire che dietro ad ogni piatto ci sono tradizioni, amore per la propria terra, cultura, bellezza e attraverso le narrazioni, le immagini, i colori, 


vorrei che le persone desiderassero venire qui per vivere quello che vedono 
sul loro dispositivo mobile oppure, una volta rientrati a casa,
provassero a cucinare quel che hanno assaporato da noi e sognassero di tornare appena possibile. 
Non a caso Oscar Farinetti non potendo partecipare ha inviato un video-messaggio 
dove tra l'altro dice: "Pensare locale, agire globale.
Il nostro Paese ha il mix di bellezze più alto al mondo: 
paesaggi, patrimonio artistico e agroalimentare, cibo 
e credo che la forza dell'Italia sia nell'integrazione di queste tre cose,
nessun'altro Paese al mondo ha questa potenzialità"
un mix strepitoso da riportare al centro per fare turismo.



Al #BTO2013 ho partecipato anche io, ho ritrovato tanti amici e conosciuto persone con tanta energia positiva, con la voglia di crescere, narrare, di migliorarsi e migliorare. 

   
L’Italia sono io per[ché] mi nutro di meraviglia, 
l’Italia è meravigliosa e non finisco mai di stupirmi. 
"Il più rimane da fare, per questo il futuro è meraviglioso"





Si fa presto a dire torta di riso...

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LA TORTA DI RISO LIGURE
Per sei persone
Ricetta del Panificio Condotti, La Spezia:
Ricetta Vegetariana
Ingredienti:
300 gr di riso Arborio o Ribe
3 uova freschissime
100 ml di olio extravergine di oliva
300 ml di latte intero
80 gr circa di Parmigiano Reggiano grattugiato
Una spolverata di noce moscata
Sale fino marino q.b.

preparazione della torta di riso ligure
Per la sfoglia:
300 gr di farina 0
3/4 cucchiai di olio extravergine di oliva
Un pizzico di sale fino marino
Acqua tiepida


Utensili di preparazione e presentazione
Una pentola
Una terrina
Un cucchiaio di legno
La frusta o una forchetta
Una teglia da forno
La spianatoia
Il matterello
Un canovaccio


Procedimento per la preparazione
Preparare la sfoglia, seguendo la ricetta >  pasta sfoglia genovese 
Far lessare il riso in acqua leggermente salata, scolarlo al dente e farlo raffreddare. 
Sbattere le uova nella terrina, unire il riso e la noce moscata e mescolare. 


Aggiungere il Parmigiano e l’olio evo. 
Mescolare e unire il latte. Regolare di sale e mescolare nuovamente a lungo,
 in modo che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati. 
Con il matterello, stendere la pasta sulla spianatoia, 
ungere la teglia e coprirla con la sfoglia ottenuta. 


Tagliare la pasta eccedente. Versare il riso e livellarlo bene, 
poi girare la sfoglia per formare il bordo.
 Cuocere nel forno caldo a 180° per circa 45 minuti.  


Note:
Si fa presto a dire “torta di riso”, anche se in Liguria, insieme alla Pasqualina, 
è una delle torte salate più famose, non è assolutamente facile trovarne una come dico io.


Ogni famiglia ha la sua ricetta, è buona calda, fredda, in ogni stagione.
 I bambini la amano e devo dire che è spesso una validissima sana alternativa al panino. 

Roberta mentre prepara la torta di riso
Io la adoro fin da piccolissima e nel mio primo post racconto della torta di riso
 della mia tata, la mia preferita. Ho provato spesso a scrivere con lei la ricetta, 
ma Lina è anziana e usava “andare a occhio” nella sua preparazione. 
Fortunatamente a La Spezia, in via Roma c’è il Panificio Condotti, 
che fa la stessa identica, squisita torta e così Roberta e la mamma Alba 
mi hanno mostrato come viene preparata giornalmente. 

Alba e la figlia Roberta del Panificio Condotti a La Spezia

Sono state così gentili che mi hanno svelato le loro dosi e il procedimento e le ringrazio
 infinitamente, così quando saranno chiuse per ferie non dovrò farne a meno.










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Una cena “mielosa” con Andrea Sottanis

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Una cena “mielosa” con Andrea Sottanis
 di Gabriella Molli

 Esiste una cucina del miele. Di questo è fortemente convinto il piccolo produttore
 di mieli d’eccellenza Andrea Sottanis dell’azienda agricola “Neo Aristeo", 


che a fine 2013 si è conquistato le tre “apine” d’oro della Regione Liguria  nell'iniziativa
 riguardante il Concorso"Mieli dei Parchi della Liguria".
Così Andrea ha iniziato una serie di cene con chef-cucinieri 
che fanno del miele un ingrediente di grande armonia.
Dopo un primo incontro conviviale al Mamagamma di Sarzana, ha tenuto la seconda cena 
(con un menu centrato su miele di acacia e di castagno)
 A Cà Do Leo sulla costa di Monte Murlo

Alessandro Della Rossa, lo chef Fabio De Angelis, Gabriele Angeli [A Ca' Do Leo]

 e Andrea Sottanis [Neo Aristeo]


E in questa serata “mielosa” ha anche presentato quello che considera il frutto di una sua sperimentazione felice: il miele al tartufo. 


Collaudato in forma di salsa su un maialetto al forno con cornice di patate arrosto. 
Ovviamente Andrea ha scelto Acqualagna come paese produttore di tartufo, 
dove già esiste una sperimentazione di miele al tartufo. 
Ed è andato a “naso”, scoprendo che il suo miele di acacia ben si combina 
con la profumazione del piccolo tubero.
Nel menu della serata “mielosa” di Cà Do Leo, tante delizie 
Per aprire, Elogio al miele di castagno:
 Gambero in crosta di pasta fillo e semi di papavero. 
Frittelline di baccalà e castagne profumate. 
Carpaccio di carne salada trentina con agrumi  (scorzette candite). 
Flan di zucca con fonduta di taleggio.

Poi Elogio al miele di acacia. 

Gnocchetti di patate in salsa al Bergader (formaggio tedesco erborinato) noci, carciofi. 
Quindi Elogio al miele delle Cinque Terre:
 Maialino, tartufo e patate al forno. 
Dolce chiusura con babà al rum e crespella con crema chantilly, frutta secca e candita.



Da citare una scoperta che ha deliziato: le frittelline di baccalà e castagne
indubbiamente già un insolito abbinamento.
 Ma l’aroma del miele di castagno, ha dato al piatto uno straordinario appeal. 
Un piatto che decisamente  potremmo definire: dello stupore.
Dunque la cucina del miele, sostiene Andrea con queste sue cene “mielose”, 
che offrono orizzonti nuovi da esplorare. Da ri-scoprire. 
E le sue cene, più che una pubblicità per il suo miele, sono messaggi di un uomo giovane,
 per una ri-scoperta della biodiversità dei prodotti del territorio.
Coltivato dalla mamma (Gianna è nata in Val di Vara e ama i gusti della sua terra) 
e dal padre (Riccardo è stato un caporedattore del Secolo XIX) che ha sempre sostenuto
 l’esigenza di non far scomparire la cucina del territorio e le valenze dei suoi prodotti. 

Grappa al miele

Andrea sta diffondendo anche l’esigenza di salvare i castagneti dal cinipide 
e le coltivazioni dalla fame-furia dei cinghiali.
A fine cena, fuori menu, A Cà Do Leo  c’era una torta celebrativa del premio tre apine,
 realizzate dal pasticciere con pasta di mandorle. 
Evviva, una delizia.






           


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